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12 Giugno, 20

Articoli di esperti

Preghiera, carità e gioia in Paolo VI

Il profilo della santità si riflette nelle omelie e nei discorsi di San Paolo VI, la cui festa si celebra il 29 maggio, giorno della sua ordinazione sacerdotale. I suoi testi si colgono al meglio attraverso la preghiera, la sua stessa preghiera prima di diffonderli e la preghiera che la loro lettura risveglia in noi.

Preghiera, carità e gioia

Una volta ho letto che il profilo della santità passa per il preghieracarità e gioia. Ho trovato questo profilo nelle omelie e nei discorsi di San Paolo VI. Questi testi sono compresi al meglio attraverso la preghiera; la sua stessa preghiera prima di diffonderli e la preghiera che la loro lettura risveglia in noi. Ma ogni preghiera, se è un'autentica dialogo con Dio, ha il suo culmine immediato nella vita quotidiana. Pregare di andare incontro alle persone, sia a quelle vicine che a quelle lontane da noi, come Gesù nel Vangelo. La preghiera e la carità fanno parte di una grande avventura, umana e divina, di un cuore pieno di gioia, innamorato di Cristo e del Vangelo. Chiesacome quello di Paolo VI.

Santificazione Paolo VI 1

Paolo VI è stato il 262° Papa della Chiesa Cattolica e governatore della Città del Vaticano dal 21 giugno 1963 fino alla sua morte, avvenuta il 6 agosto 1978. È stato canonizzato da Papa Francesco nel 2018.

L'omelia di Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, pronunciata il 1° gennaio 1961, può essere compresa dalla semplicità di una vita interiore, piena di senso comune e soprannaturale, in dialogo con il mondo moderno. Si tratta del valore del tempo, nel giorno in cui alcune persone formulano i loro buoni propositi. Montini sottolinea un'idea sbagliata molto diffusa: quella di essere attaccati al momento, godendolo più intensamente in modo che la felicità non sfugga. Tuttavia, il prelato milanese ci ricorda che questo non è un atteggiamento realistico, poiché tende a chiudersi al futuro.La vita ha valore per le speranze che la sostengono, ha valore per gli obiettivi che si pone, ha valore per il futuro che progetta, per i programmi che cercano di organizzare la sua attività.". Il vescovo ci ricorda che finché c'è vita, c'è un futuro. Solo le persone di preghiera, di dialogo continuo con Dio, sono in grado di santificare il tempo e di dargli un valore eterno.. Il presente, o meglio l'eterno presente, verrà dopo. Oggi è il tempo del futuro perché, come sottolinea Montini, "... il futuro verrà dopo".la vita è fatta per la conquista di Dio". Per sconfiggerlo, bisogna conoscerlo, trattarlo per mezzo del preghiera. Poi arriva un altro passo: la carità.

La vera carità cristiana

Il 1° maggio 1972, Paolo VI rivolse un discorso ai partecipanti al IV Congresso Nazionale dei Compagni della Carità di San Vincenzo de' Paoli, e ricordò loro che la carità è la prova dell'autenticità del cristianesimo, perché "... la carità è la prova dell'autenticità del cristianesimo, perché è la prova della fede cristiana...".La carità è sempre rilevante. La carità non ha perso la sua funzione nel mondo moderno. La carità rimane". Tuttavia, il Pontefice riconosce che la società moderna è molto più sensibile all'applicazione della giustizia che all'esercizio della carità, probabilmente perché a volte è stata accusata di essere complice della ingiustizie. Di fronte alla stessa obiezione, San Giovanni Paolo II risponderebbe che la carità è una "sovrabbondanza" di giustizia. In ogni caso, la carità ha bisogno di una pedagogia. Si trova chiaramente nel Vangelo: "Come avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatto a me." (Mt 25:40). Se noi cristiani siamo consapevoli che il povero è Cristo, nei tanti volti dei poveri, possiamo vederlo nei tanti volti dei poveri. povertàNon ci soffermeremo su una presunta opposizione tra carità e giustizia. Ciò che è veramente importante, secondo Paolo VI, è che la La misteriosa presenza di Cristo nei bisognosi educa e purifica l'anima.e chiarisce che il amore di Dio è come "un fuoco divorante" (Is 30:27). In effetti, la gioia è un grande fuoco, come sottolinea Paul Türks nella sua biografia di San Filippo Neri.

Preghiera, carità e gioia. Tutto questo si può riassumere in una parola: amore.

È proprio la liturgia che esplode di gioia a Natale. Una festa in cui Paolo VI si avvicinò ai parrocchiani di una parrocchia romana, Sancta Maria Regina Mundi a Torre Spaccata, quando celebrò la Messa con loro all'alba del 25 dicembre 1971.

L'amore

Un Papa, dopo aver celebrato la Messa della vigilia di Natale in Vaticano, si lascia alle spalle il sonno per recarsi alle prime luci dell'alba in una parrocchia lontana. Paolo VI, come vescovo di RomaVuole conoscere da vicino le sue parrocchie, invece di accontentarsi della freddezza dei rapporti. Il Pontefice si lascia vedere dai fedeli immersi nella grande metropoli, e quella mattina ha confidato loro: "... non è un uomo di chiesa".Vi confesso una cosa: anch'io sono venuto per consolarmi, per avere un bel Natale, e il mio Natale più bello è poter stare con coloro che il Signore mi ha dato come fratelli e sorelle, figli e figlie.".

La vicinanza e la carità vanno di pari passo, e la fratellanza è la migliore ricetta contro le tentazioni della solitudine e scoraggiamento. Ma sarebbe insufficiente se il Natale non ci aiutasse a sperimentare la venuta di Cristo. La grandezza del cristianesimo consiste nel fatto che un Dio si è fatto carne per diventare nostro amico e compagno. A partire da questo, Papa Montini dà una definizione semplice e concisa del cristianesimo: "È l'amore di Dio per noi". Pertanto, l'essere una persona religiosa non dovrebbe consistere in nient'altro che nel rispondere al amore.

Su questo punto, Paolo VI ha ricordato nella sua omelia che "molti vedono la religione come qualcosa di opprimente, difficile, faticoso. No! La religione, il contatto con Cristo e con Dio, è qualcosa che ci riempie di felicità, di gioia. Perché? Perché è amore.

Antonio R. Rubio Plo
Laureato in Storia e Legge
Scrittore e analista internazionale
@blogculturayfe / @arubioplo

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