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10 agosto, 20

Articoli di esperti

Dolore e gratitudine, incoraggiamento e lode

Ricordiamo la Lettera di Papa Francesco ai sacerdoti (4-VIII-2019), in occasione del 160° anniversario della morte del santo Curato d'Ars, oggi è ancora una volta un momento opportuno, in cui molti hanno bisogno della gratitudine e dell'incoraggiamento di un fratello e padre maggiore. La lettera è in quattro parti, contrassegnate da quattro parole che mostrano gli atteggiamenti che il Papa vuole trasmettere ai sacerdoti: dolore, gratitudine, incoraggiamento e lode. E tutto questo sullo sfondo della speranza e della fiducia nella misericordia di Dio.

Dolore e purificazione

Per prima cosa, il dolore. Il dolore, soprattutto per le vittime degli abusi commessi da sacerdotiSe in passato l'omissione poteva diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la conversione, la trasparenza, la sincerità e la solidarietà con le vittime diventino il nostro modo di fare storia e ci aiutino ad essere più attenti a tutte le sofferenze umane.

Anche il dolore, da parte del sacerdoti che si sentono rifiutati o sospettati in alcuni luoghi. La verità è che ci sono innumerevoli sacerdoti che portano una vita di consegna e servizio a Dioalla Chiesa e a tutte le persone.

Sono convinto", scrive Francesco, "che, nella misura in cui siamo fedeli alla volontà di Dio, i tempi di purificazione ecclesiale Gli eventi in cui viviamo ci renderanno più gioiosi e semplici e, in un futuro non troppo lontano, saranno molto fruttuosi". Egli interpreta che, in occasione di questi eventi tragici, Dio sta cercando i nostri conversioneci salva dall'ipocrisia e dalle apparenze, perché la umile pentimento è sempre una buona strada per un rinnovato inizio di santità.

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Giovanni Battista Maria Vianney, conosciuto come il Santo Curato d'Ars, era un sacerdote francese proclamato patrono dei sacerdoti cattolici, in particolare di quelli che hanno la cura delle anime.

Gratitudine a Dio, ai sacerdoti, al popolo fedele

In secondo luogo, la gratitudine. Gratitudine prima di tutto a Dioche ci ha chiamati al suo servizio. Memoria gratitudine che ricorda l'impatto della chiamata del Signore e porta a una gioia serena. Conoscere e riscoprire se stessi nelle mani di Dio è una garanzia per quell'immensa fecondità spirituale, che di solito segue nella vita dei sacerdoti. È qui che Papa Francesco cita Lucio Gera come grande maestro di vita sacerdotale nel suo Paese: "Sempre, ma soprattutto nelle prove, dobbiamo tornare a quei momenti luminosi in cui sperimentiamo la chiamata del Signore a consacrare tutta la nostra vita al suo servizio"(*).

Grazie ai sacerdoti

Il Papa ha anche ringraziato i sacerdoti per la loro fedeltà ai loro impegni, nonostante le difficoltà dell'ambiente, i loro limiti e i loro peccati. Grazie anche per la sua lotta quotidiana per mantenere un cuore gioioso, che cerca di rafforzare i legami di fraternità e amicizia con gli altri fratelli nel sacerdozio e l'unità intorno al vescovo.

Grazie per la sua perseveranza e resistenza, forza e coraggio. Per la preghiera quotidiana e celebrazione dei sacramentisoprattutto il Eucaristia e la riconciliazione (la confessione dei peccati), dove riversano la misericordia di Dio.

Una misericordia che vi rende "capaci di scaldare il cuore delle persone, di camminare con loro nella notte, di saper dialogare e persino di scendere nella loro notte e nella loro oscurità senza perdersi", come ha detto il Papa nell'intervista con A. Spadaro. Grazie per la sua vicinanza a coloro che soffrono. Grazie anche per il Popolo fedele che ci accompagna e si prende cura di noi, e di cui dobbiamo prenderci cura da parte nostra.

Coraggio; si rivolga alla preghiera e all'accompagnamento spirituale.

Facendo eco alle parole di San Paolo ("Il mio desiderio è che siate incoraggiati": Col 2, 2), il Papa incoraggia i sacerdoti ad accettare le difficoltà, le incomprensioni, i propri limiti, come un modo che permette a Dio di agire, e soprattutto a riconoscere il dolore e i bisogni di coloro che ci circondano: "Un buon 'test' per sapere com'è il nostro cuore di pastore, è chiederci come affrontiamo il dolore". Avvicinarsi agli altri che hanno bisogno di noi e che soffrono è un modo per assumere le nostre ferite e quelle degli altri, cioè "le ferite di Gesù".

Avverte noi sacerdoti Francisco di quello scoraggiamento e di quella disillusione che i Padri dell'Oriente cristiano chiamano 'accidia', e che viene denunciata anche da autori spirituali moderni come G. Bernanos e il Cardinale Špidlík: la tristezza che altri chiamano tiepidezza spirituale, che ha a che fare con il dimenticare che è Dio che porta avanti la Chiesa, riempiendoci con la sua tenerezza e misericordia.

È soprattutto nella preghiera dove dobbiamo riscoprire la nostra debolezza e rinunciare a mettere al primo posto i nostri punti di forza. E di rafforzarci per il nostro compito, sapendo che siamo portati dalla preghiera del Popolo di Dio. "Questo ci libera dal cercare o desiderare risposte facili, veloci e prefabbricate, permettendo al Signore (e non alle nostre ricette e priorità) di mostrarci un percorso di speranza.

Per questo motivo, il Papa incoraggia i sacerdoti a rafforzare e a non trascurare il loro legame con Gesù attraverso la loro preghiera personale e della accompagnamento spirituale. E cerca sempre di essere legato al popolo di Dio, aprendosi a tutti in gita evangelistica.

I nostri tempi", osserva Francesco, "segnati da ferite vecchie e nuove, hanno bisogno di noi per essere artigiani delle relazioni e della comunione, aperti, fiduciosi e fiduciosi della novità che il Regno di Dio vuole realizzare oggi. Un Regno di peccatori perdonati invitati a testimoniare la compassione sempre viva e attiva del Signore".

Lode con Maria

Infine, Francesco ci esorta a elevare i nostri cuori nella lode a Dio, insieme a Maria.

Infatti, il sacerdoti siamo, e dobbiamo essere ogni giorno di più e meglio, testimoni della compassione e della misericordia di Dio. Abbiamo, come missione della sacerdote nella Chiesa e per grazia di Dio, l'immenso potere di ungere i nostri fratelli e sorelle con la speranza. E anche l'immensa fortuna di poterli servire rafforzandoci nella loro preghiera per noiNe abbiamo molto bisogno.

Sig. Ramiro Pellitero Iglesias
Professore di Teologia Pastorale
Facoltà di Teologia
Università di Navarra

Pubblicato in "Chiesa e nuova evangelizzazione".

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