1) Soprattutto, in circostanze di gravi difficoltà - incertezza sul futuro, cambiamenti profondi e rapidi, eccetera - come erano quelle dei discepoli quando il Signore morì, oggi abbiamo "la convinzione che il Signore "può sempre rinnovare la nostra vita e la nostra comunità con la sua novità" (Esort. Evangelii gaudium, 11). Francesco desidera offrire il suo sostegno, accompagnare nel viaggio e "incoraggiare la ricerca per rispondere con appartenenza -coraggio - alla situazione attuale". Forse quest'ultima frase è un buon riassunto degli atteggiamenti che la sua lettera vuole promuovere.
Inizio ringraziandoTra le altre cose, il fatto che "le comunità cattoliche tedesche, nella loro diversità e pluralità, sono riconosciute in tutto il mondo per il loro senso di corresponsabilità" e la loro generosità nel promuovere e sostenere l'evangelizzazione in altre regioni e Paesi.
Allo stesso tempo, sottolinea "quanto sia doloroso notare la crescente erosione e il decadimento della fede, con tutto ciò che questo comporta non solo a livello spirituale, ma anche sociale e culturale". Questo deterioramento - che si sta verificando in tanti altri luoghi -, sfaccettato e non facilmente e rapidamente risolvibile, "richiede un approccio serio e consapevole affinché ci stimoli a rivolgerci, sulla soglia della storia presente, come quel mendicante per ascoltare le parole dell'apostolo: "Non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo di Nazareth, alzati e cammina" (Atti 3,6).
Il percorso proposto dal Papa come capo del Collegio episcopale, in termini generali, è di un viaggio sinodale (cfr. Cost. ap. Episcopalis communio, 2018). In sostanza si tratta, sotto la guida dello Spirito Santo, di "camminando insieme e con tutta la Chiesa sotto la sua luce, la sua guida e la sua irruzione, per imparare ad ascoltare e a discernere l'orizzonte sempre nuovo che vuole darci. Perché la sinodalità suppone e richiede l'irruzione del Spirito Santo".
Questo è vero, perché il Signore lo aveva già annunciato: "Quando verrà, lo Spirito di verità, vi guiderà in tutta la verità" (Gv 16:13). È lo Spirito Santo che, a partire dalla Pentecoste, illumina e guida la Chiesa lungo il cammino e l'orizzonte della salvezza.
Potremmo dire che la sinodalità è il nome dato alla partecipazione di tutti a tutti i livelli - dal basso verso l'alto e viceversa, scrive il Papa, cioè dall'ultimo battezzato al vescovo di Roma e viceversa - nell'edificazione della Chiesa e nell'evangelizzazione. Solo in questo modo", dice il Papa, "possiamo raggiungere e prendere decisioni su questioni essenziali per la fede e la vita della Chiesa".
Date un volto alla vostra donazione. Aiutaci a formare sacerdoti diocesani e religiosi.
3) Ecco un riferimento a un nuovo Pelagianesimo che ha affidato tutto a "strutture e organizzazioni amministrative perfette" (Evangelii gaudium, 32). Più avanti, c'è anche un riferimento alla nuova gnosticismo di coloro che "volendo farsi un nome ed espandere la loro dottrina e la loro fama, cercano di dire qualcosa di sempre nuovo e diverso da ciò che la Parola di Dio ha dato loro, di coloro che, sentendosi 'avanzati' o 'illuminati', vorrebbero superare il 'noi' ecclesiale con i propri schemi (cfr. J. Ratzinger, Il Dio di Gesù Cristo, Salamanca 1979).
Questa tentazione di affidare tutto a soluzioni amministrative o a un protagonismo messianico potrebbe, sottolinea Francesco, eliminare a breve termine le tensioni. Ma porterebbe a un "intorpidimento e addomesticamento del cuore" del popolo cristiano, lasciandolo forse in qualche modo "modernizzato", ma mondano e "senza anima o novità evangelica", senza vivacità o mordente. Senza la capacità effettiva - si potrebbe dire - di incoraggiare i cristiani a vivere la loro fede in Gesù Cristo e nella Sua Parola di salvezza.
Per l'uno o per l'altro - nuovi pelagiani o nuovi gnostici - è utile questa osservazione: "Ogni volta che la comunità ecclesiale ha cercato di risolvere i suoi problemi da sola, facendo affidamento e concentrandosi esclusivamente sulla propria forza o sui propri metodi, sulla propria intelligenza, sulla propria volontà o sul proprio prestigio, ha finito per aumentare e perpetuare i mali che stava cercando di risolvere".
4) Questo è il motivo per cui Papa Bergoglio, come in precedenti occasioni (cfr. Incontro con il Comitato direttivo del CELAM, Bogotà, 7-IX-2017), propone di "gestire l'equilibrio" con speranza e di non avere "paura dello squilibrio" (cfr. Evangelii gaudium97); perché ci sono tensioni e squilibri che sono inevitabili e, inoltre, indispensabili come parte dell'annuncio del Vangelo.
Possiamo pensare a tanti cristiani che, in mezzo alle difficoltà, hanno testimoniato la loro fiducia in Dio, nella Sua grazia e nella Sua misericordia, utilizzando allo stesso tempo i mezzi umanamente possibili. Ecco perché Francesco parla qui di assicurare il dimensione teologica di discernimento - quando si tratta di innovazioni e proposte - e di accettazione della salvezza gratuita che Cristo ha conquistato per noi con la sua donazione sulla Croce. La nostra missione non si basa su calcoli umani né sui "risultati di successo dei nostri piani pastorali". Lo è, e questa dimensione teologica, che significa affidarsi in tutto alla fede - sapendo che Dio ci vede e si prende cura di noi - è una componente essenziale della nostra missione. Saggezza cristiana.
5) La vera trasformazione richiede la conversione pastorale, vale a dire, che il criterio guida per eccellenza è evangelizzazioneLa proclamazione della fede e il nuovo comandamento dell'amore. Evangelizzazione non è una tattica di conquista o dominazione, di influenza umana o di espansione territoriale. Nessun ritocco di adattarsi, perdendo la forza profetica originale. Né il tentativo di recuperare abitudini o pratiche che avevano senso in un altro contesto culturale.
Ancora una volta, e seguendo le orme di coloro che l'hanno preceduto nel ministero petrino, indica la strada giusta: "La evangelizzazione è un percorso di discepolato di risposta e di conversione nell'amore verso Colui che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,19); un percorso che rende possibile una fede vissuta, sperimentata, celebrata e testimoniata con gioia. L'evangelizzazione ci porta a recuperare la gioia del Vangelo, la gioia di essere cristiani.
La nostra principale preoccupazione deve essere quella di condividere questa gioia "andando incontro ai nostri fratelli e sorelle, soprattutto a coloro che giacciono sulla soglia dei nostri templi, nelle strade, nelle prigioni e negli ospedali, nelle piazze e nelle città (...) Uscire per ungere con lo spirito di Cristo tutte le realtà terrene, nei loro molteplici incroci, soprattutto dove "nascono nuove storie e paradigmi, per raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell'anima delle città" (Evangelii gaudium 73, cfr. Evangelii nuntiandi, 19). Si tratta di "essere vicino alla vita delle persone", con una passione per Gesù e allo stesso tempo una passione per il suo popolo. (cfr. Evangelii gaudium, 268).
Nell'ultima parte della sua lettera, Francesco insiste sulla natura della discernimentoL'obiettivo del progetto non è semplicemente quello di adattarsi allo spirito dei tempi, ma piuttosto di per migliorare la nostra missione evangelizzatrice.
Per mezzo del discernimento attraverso la sinodalità, si tratta di "vivere e sentirsi con la Chiesa e nella Chiesache, in molte situazioni, ci porterà anche a soffrire nella Chiesa e con la Chiesa", sia a livello universale che particolare. A tal fine, dobbiamo cercare STRADE REALI in modo che tutte le voci, Anche i più semplici e umili hanno spazio e visibilità. Questa è una sfida che tutti noi dobbiamo raccogliere.
Inoltre, indica alcune ulteriori condizioni - anch'esse di sostanza - per questo discernimento. Questi hanno a che fare con il quadro della vita della Chiesa e con la corrispondenza personale alla grazia.
Sottolinea la "necessità di mantenere la comunione con l'intero corpo della Chiesa"Soprattutto per di non rinchiuderci nelle nostre particolarità e di non lasciarci schiavizzare dalle ideologie.Il senso della Chiesa del termine (Sensus Ecclesiae), dobbiamo "conoscere noi stessi in modo costitutivo". parte di un corpo più grandee che reclama, si aspetta e ha bisogno di noi e che anche noi reclamiamo, ci aspettiamo e abbiamo bisogno. È il piacere di sentirsi parte della santo e paziente popolo fedele di Dio".
Per questo, è necessario anche in connessione con la Tradizione vivente della ChiesaLe "fonti della Tradizione più viva e piena, che ha il compito di mantenere vivo il fuoco piuttosto che conservare le ceneri" (cfr. G. Mahler) "e permette a tutte le generazioni di riaccendere, con l'assistenza dello Spirito Santo, il primo amore".
Il quadro di riferimento per il discernimento è chiaro, ed è assicurato dal riferimento alla santità che dobbiamo tutti incoraggiare e la La maternità di Mariasenza il quale non siamo il popolo di Dio, che il Figlio ha dato a Lui dalla Croce per prendersi cura di lui; con la fraternità all'interno della Chiesa e l'affidamento alla guida della Chiesa. Spirito SantoLa necessità di dare priorità a una visione ampia ma senza perdere l'attenzione per il piccolo e il vicino.
A tutti, e soprattutto ai pastori, il Papa chiede un "impegno comune".stato di veglia e di conversione".senza dimenticare che la vigilanza e la conversione sono doni di Dio che devono essere implorati per mezzo della preghiera, digiuno e penitenza. In questo modo possiamo aspirare ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Fil 2, 7), cioè ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Fil 2, 7). umiltà, povertà y coraggio. L'esempio del Maestro "ci libera da un protagonismo falso e sterile, ci disinstalla dalla tentazione di rimanere in posizioni protette e comode e ci invita ad andare nelle periferie per incontrare e ascoltare meglio il Signore".
La preghiera è anche cultoPerché, "adorando, l'uomo compie il suo dovere supremo ed è in grado di intravedere la chiarezza futura, quella che ci aiuta a gustare la nuova creazione" (cfr. R. Guardini).
In un'altra occasione, qualche giorno fa, rivolgendosi al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina (cfr. Discorso5-VII-2019), il Papa ha sottolineato che la preghiera deve essere una "preoccupazione primariain tutte le nostre attività". Senza la preghiera è facile cadere in tentazioni del sonno, della spada - violenza - o della fuga - vigliaccheria - (cfr. Mt 26, 40ss). Per i pastori è ugualmente necessario prossimitànon solo di "parlare di Dio", ma anche di per "dare a Dio" dando a loro stessi nella proclamazione della fede, della liturgia e della carità.
Ha poi insistito anche sulla sinodalitàche coinvolge il ascoltareil corresponsabilità con coraggio e soprattutto il coinvolgimento del fedeli laici.
"Il sinodalità Porta anche ad ampliare gli orizzonti, a vivere la ricchezza della propria tradizione all'interno dell'universalità della Chiesa: a beneficiare di buone relazioni con altri riti; a considerare la bellezza di condividere parti significative del proprio tesoro teologico e liturgico con altre comunità, anche non cattoliche; a tessere relazioni fruttuose con altre Chiese particolari, oltre alle (relazioni) con i Dicasteri della Curia romana" (Ibidem.) ed evitare i particolarismi.
La situazione attuale", conclude Francesco nella sua lettera ai cattolici tedeschi, "non richiede un atteggiamento prudente, infantile o debole di fronte alle difficoltà, ma "il coraggio di affrontare le sfide dei tempi".incoraggiato ad aprire la porta e di vedere ciò che normalmente è velato dalla superficialità, dalla cultura del benessere e dell'apparenza". In questo modo possiamo aspirare, con la grazia di Dio - che chiediamo con la mente, il cuore e la vita in conversione permanente - a percorrere il sentiero del beatitudini e di essere portatori di beatitudine per gli altri.
Sig. Ramiro Pellitero Iglesias
Professore di Teologia Pastorale
Facoltà di Teologia
Università di Navarra
Pubblicato in "Chiesa e nuova evangelizzazione".
1) Soprattutto, in circostanze di gravi difficoltà - incertezza sul futuro, cambiamenti profondi e rapidi, eccetera - come erano quelle dei discepoli quando il Signore morì, oggi abbiamo "la convinzione che il Signore "può sempre rinnovare la nostra vita e la nostra comunità con la sua novità" (Esort. Evangelii gaudium, 11). Francesco desidera offrire il suo sostegno, accompagnare nel viaggio e "incoraggiare la ricerca per rispondere con appartenenza -coraggio - alla situazione attuale". Forse quest'ultima frase è un buon riassunto degli atteggiamenti che la sua lettera vuole promuovere.
Inizio ringraziandoTra le altre cose, il fatto che "le comunità cattoliche tedesche, nella loro diversità e pluralità, sono riconosciute in tutto il mondo per il loro senso di corresponsabilità" e la loro generosità nel promuovere e sostenere l'evangelizzazione in altre regioni e Paesi.
Allo stesso tempo, sottolinea "quanto sia doloroso notare la crescente erosione e il decadimento della fede, con tutto ciò che questo comporta non solo a livello spirituale, ma anche sociale e culturale". Questo deterioramento - che si sta verificando in tanti altri luoghi -, sfaccettato e non facilmente e rapidamente risolvibile, "richiede un approccio serio e consapevole affinché ci stimoli a rivolgerci, sulla soglia della storia presente, come quel mendicante per ascoltare le parole dell'apostolo: "Non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo di Nazareth, alzati e cammina" (Atti 3,6).
Il percorso proposto dal Papa come capo del Collegio episcopale, in termini generali, è di un viaggio sinodale (cfr. Cost. ap. Episcopalis communio, 2018). In sostanza si tratta, sotto la guida dello Spirito Santo, di "camminando insieme e con tutta la Chiesa sotto la sua luce, la sua guida e la sua irruzione, per imparare ad ascoltare e a discernere l'orizzonte sempre nuovo che vuole darci. Perché la sinodalità suppone e richiede l'irruzione del Spirito Santo".
Questo è vero, perché il Signore lo aveva già annunciato: "Quando verrà, lo Spirito di verità, vi guiderà in tutta la verità" (Gv 16:13). È lo Spirito Santo che, a partire dalla Pentecoste, illumina e guida la Chiesa lungo il cammino e l'orizzonte della salvezza.
Potremmo dire che la sinodalità è il nome dato alla partecipazione di tutti a tutti i livelli - dal basso verso l'alto e viceversa, scrive il Papa, cioè dall'ultimo battezzato al vescovo di Roma e viceversa - nell'edificazione della Chiesa e nell'evangelizzazione. Solo in questo modo", dice il Papa, "possiamo raggiungere e prendere decisioni su questioni essenziali per la fede e la vita della Chiesa".
3) Ecco un riferimento a un nuovo Pelagianesimo che ha affidato tutto a "strutture e organizzazioni amministrative perfette" (Evangelii gaudium, 32). Più avanti, c'è anche un riferimento alla nuova gnosticismo di coloro che "volendo farsi un nome ed espandere la loro dottrina e la loro fama, cercano di dire qualcosa di sempre nuovo e diverso da ciò che la Parola di Dio ha dato loro, di coloro che, sentendosi 'avanzati' o 'illuminati', vorrebbero superare il 'noi' ecclesiale con i propri schemi (cfr. J. Ratzinger, Il Dio di Gesù Cristo, Salamanca 1979).
Questa tentazione di affidare tutto a soluzioni amministrative o a un protagonismo messianico potrebbe, sottolinea Francesco, eliminare a breve termine le tensioni. Ma porterebbe a un "intorpidimento e addomesticamento del cuore" del popolo cristiano, lasciandolo forse in qualche modo "modernizzato", ma mondano e "senza anima o novità evangelica", senza vivacità o mordente. Senza la capacità effettiva - si potrebbe dire - di incoraggiare i cristiani a vivere la loro fede in Gesù Cristo e nella Sua Parola di salvezza.
Per l'uno o per l'altro - nuovi pelagiani o nuovi gnostici - è utile questa osservazione: "Ogni volta che la comunità ecclesiale ha cercato di risolvere i suoi problemi da sola, facendo affidamento e concentrandosi esclusivamente sulla propria forza o sui propri metodi, sulla propria intelligenza, sulla propria volontà o sul proprio prestigio, ha finito per aumentare e perpetuare i mali che stava cercando di risolvere".
4) Questo è il motivo per cui Papa Bergoglio, come in precedenti occasioni (cfr. Incontro con il Comitato direttivo del CELAM, Bogotà, 7-IX-2017), propone di "gestire l'equilibrio" con speranza e di non avere "paura dello squilibrio" (cfr. Evangelii gaudium97); perché ci sono tensioni e squilibri che sono inevitabili e, inoltre, indispensabili come parte dell'annuncio del Vangelo.
Possiamo pensare a tanti cristiani che, in mezzo alle difficoltà, hanno testimoniato la loro fiducia in Dio, nella Sua grazia e nella Sua misericordia, utilizzando allo stesso tempo i mezzi umanamente possibili. Ecco perché Francesco parla qui di assicurare il dimensione teologica di discernimento - quando si tratta di innovazioni e proposte - e di accettazione della salvezza gratuita che Cristo ha conquistato per noi con la sua donazione sulla Croce. La nostra missione non si basa su calcoli umani né sui "risultati di successo dei nostri piani pastorali". Lo è, e questa dimensione teologica, che significa affidarsi in tutto alla fede - sapendo che Dio ci vede e si prende cura di noi - è una componente essenziale della nostra missione. Saggezza cristiana.
5) La vera trasformazione richiede la conversione pastorale, vale a dire, che il criterio guida per eccellenza è evangelizzazioneLa proclamazione della fede e il nuovo comandamento dell'amore. Evangelizzazione non è una tattica di conquista o dominazione, di influenza umana o di espansione territoriale. Nessun ritocco di adattarsi, perdendo la forza profetica originale. Né il tentativo di recuperare abitudini o pratiche che avevano senso in un altro contesto culturale.
Ancora una volta, e seguendo le orme di coloro che l'hanno preceduto nel ministero petrino, indica la strada giusta: "La evangelizzazione è un percorso di discepolato di risposta e di conversione nell'amore verso Colui che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,19); un percorso che rende possibile una fede vissuta, sperimentata, celebrata e testimoniata con gioia. L'evangelizzazione ci porta a recuperare la gioia del Vangelo, la gioia di essere cristiani.
La nostra principale preoccupazione deve essere quella di condividere questa gioia "andando incontro ai nostri fratelli e sorelle, soprattutto a coloro che giacciono sulla soglia dei nostri templi, nelle strade, nelle prigioni e negli ospedali, nelle piazze e nelle città (...) Uscire per ungere con lo spirito di Cristo tutte le realtà terrene, nei loro molteplici incroci, soprattutto dove "nascono nuove storie e paradigmi, per raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell'anima delle città" (Evangelii gaudium 73, cfr. Evangelii nuntiandi, 19). Si tratta di "essere vicino alla vita delle persone", con una passione per Gesù e allo stesso tempo una passione per il suo popolo. (cfr. Evangelii gaudium, 268).
Nell'ultima parte della sua lettera, Francesco insiste sulla natura della discernimentoL'obiettivo del progetto non è semplicemente quello di adattarsi allo spirito dei tempi, ma piuttosto di per migliorare la nostra missione evangelizzatrice.
Per mezzo del discernimento attraverso la sinodalità, si tratta di "vivere e sentirsi con la Chiesa e nella Chiesache, in molte situazioni, ci porterà anche a soffrire nella Chiesa e con la Chiesa", sia a livello universale che particolare. A tal fine, dobbiamo cercare STRADE REALI in modo che tutte le voci, Anche i più semplici e umili hanno spazio e visibilità. Questa è una sfida che tutti noi dobbiamo raccogliere.
Inoltre, indica alcune ulteriori condizioni - anch'esse di sostanza - per questo discernimento. Questi hanno a che fare con il quadro della vita della Chiesa e con la corrispondenza personale alla grazia.
Sottolinea la "necessità di mantenere la comunione con l'intero corpo della Chiesa"Soprattutto per di non rinchiuderci nelle nostre particolarità e di non lasciarci schiavizzare dalle ideologie.Il senso della Chiesa del termine (Sensus Ecclesiae), dobbiamo "conoscere noi stessi in modo costitutivo". parte di un corpo più grandee che reclama, si aspetta e ha bisogno di noi e che anche noi reclamiamo, ci aspettiamo e abbiamo bisogno. È il piacere di sentirsi parte della santo e paziente popolo fedele di Dio".
Per questo, è necessario anche in connessione con la Tradizione vivente della ChiesaLe "fonti della Tradizione più viva e piena, che ha il compito di mantenere vivo il fuoco piuttosto che conservare le ceneri" (cfr. G. Mahler) "e permette a tutte le generazioni di riaccendere, con l'assistenza dello Spirito Santo, il primo amore".
Il quadro di riferimento per il discernimento è chiaro, ed è assicurato dal riferimento alla santità che dobbiamo tutti incoraggiare e la La maternità di Mariasenza il quale non siamo il popolo di Dio, che il Figlio ha dato a Lui dalla Croce per prendersi cura di lui; con la fraternità all'interno della Chiesa e l'affidamento alla guida della Chiesa. Spirito SantoLa necessità di dare priorità a una visione ampia ma senza perdere l'attenzione per il piccolo e il vicino.
A tutti, e soprattutto ai pastori, il Papa chiede un "impegno comune".stato di veglia e di conversione".senza dimenticare che la vigilanza e la conversione sono doni di Dio che devono essere implorati per mezzo della preghiera, digiuno e penitenza. In questo modo possiamo aspirare ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Fil 2, 7), cioè ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Fil 2, 7). umiltà, povertà y coraggio. L'esempio del Maestro "ci libera da un protagonismo falso e sterile, ci disinstalla dalla tentazione di rimanere in posizioni protette e comode e ci invita ad andare nelle periferie per incontrare e ascoltare meglio il Signore".
La preghiera è anche cultoPerché, "adorando, l'uomo compie il suo dovere supremo ed è in grado di intravedere la chiarezza futura, quella che ci aiuta a gustare la nuova creazione" (cfr. R. Guardini).
In un'altra occasione, qualche giorno fa, rivolgendosi al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina (cfr. Discorso5-VII-2019), il Papa ha sottolineato che la preghiera deve essere una "preoccupazione primariain tutte le nostre attività". Senza la preghiera è facile cadere in tentazioni del sonno, della spada - violenza - o della fuga - vigliaccheria - (cfr. Mt 26, 40ss). Per i pastori è ugualmente necessario prossimitànon solo di "parlare di Dio", ma anche di per "dare a Dio" dando a loro stessi nella proclamazione della fede, della liturgia e della carità.
Ha poi insistito anche sulla sinodalitàche coinvolge il ascoltareil corresponsabilità con coraggio e soprattutto il coinvolgimento del fedeli laici.
"Il sinodalità Porta anche ad ampliare gli orizzonti, a vivere la ricchezza della propria tradizione all'interno dell'universalità della Chiesa: a beneficiare di buone relazioni con altri riti; a considerare la bellezza di condividere parti significative del proprio tesoro teologico e liturgico con altre comunità, anche non cattoliche; a tessere relazioni fruttuose con altre Chiese particolari, oltre alle (relazioni) con i Dicasteri della Curia romana" (Ibidem.) ed evitare i particolarismi.
La situazione attuale", conclude Francesco nella sua lettera ai cattolici tedeschi, "non richiede un atteggiamento prudente, infantile o debole di fronte alle difficoltà, ma "il coraggio di affrontare le sfide dei tempi".incoraggiato ad aprire la porta e di vedere ciò che normalmente è velato dalla superficialità, dalla cultura del benessere e dell'apparenza". In questo modo possiamo aspirare, con la grazia di Dio - che chiediamo con la mente, il cuore e la vita in conversione permanente - a percorrere il sentiero del beatitudini e di essere portatori di beatitudine per gli altri.
Sig. Ramiro Pellitero Iglesias
Professore di Teologia Pastorale
Facoltà di Teologia
Università di Navarra
Pubblicato in "Chiesa e nuova evangelizzazione".