La sovrana, infatti, ha come trono la roccia dura di una grotta usata come discarica e, nonostante abbia un castello maestoso, visibile da tutte le estremità della valle, così come dalle cime delle montagne, preferisce trascorrere le sue notti all'aperto, tra i suoi sudditi più miserabili.
Cosa ancora più strana, la Regina non ha un esercito di soldati d'élite, ma di ruffiani disarmati ma ben vestiti. Il loro capo, un Quasimodo dei nostri tempi, è basso e deforme, estremamente scontroso ma di animo gentile e, insieme ai suoi compagni, serve un popolo di gobbi, zoppi e malati che parlano e cantano in una varietà infinita di lingue e dialetti. Tuttavia, nonostante l'apparente confusione, sembrano capirsi e hanno poche difficoltà ad aiutarsi a vicenda.
Non esiste un solo principe né una sola principessa, poiché la sovrana è la madre di tutti i suoi sudditi e, di conseguenza, ognuno di loro è erede al trono e di stirpe reale.
Tutti, infatti, viaggiano in carrozze e calessi che, sebbene non siano zucche che si trasformano magicamente nella carrozza più bella di tutti i tempi, hanno un aspetto molto gradevole. Davanti alla Regina e a suo figlio, principi e principesse vengono portati in trionfo in processione, scortati da paggi, portabandiera, scudieri e camerieri, davanti a una folla che si inchina al loro passaggio.
Non sono belli, principi e principesse: almeno non agli occhi dei viaggiatori di altri regni. Io stessa, povera viaggiatrice che era venuta a trovare la Regina dopo un viaggio estenuante attraverso valli, fiumi, montagne e prati, indignata perché non mi era stata data l'opportunità di utilizzare il tappeto volante che porta ognuno di noi, sulle ali della fantasia, in mondi fantastici e lontani, rimasi stupita da ciò che mi passò davanti: una folla di persone anziane, brutte, storpie, deformi, i resti dell'umanità e del nostro mondo altamente selettivo e meritocratico, veniva servita e venerata, celebrata con tutti gli onori, quasi quanto la regina, quasi quanto il re! Come è possibile tutto questo, che scandalo!
Il mio cuore depresso, stanco e disilluso ha trovato conforto solo quando, davanti al trono sporco e umido della Regina, specchiandomi nelle acque del fiume che scorreva lì vicino, mi sono vista identica a quella folla: vecchia e stanca, sporca e deforme, brutta e malata. Fu allora che, magicamente, apparve una corona sulla mia testa; fu allora che anch'io mi sentii un principe, il figlio di un re.
Se vuole raggiungere questo regno strano e incantato, sappia che dovrà sopportare mille fatiche; sappia che dovrà piangere, affrontare le sue mille paure, il suo perfezionismo e le sue manie di grandezza e il suo senso di inadeguatezza; dovrà accettare di essere amato per quello che è e non per quello che può fare, non per la bellezza del suo corpo, non per la forza dei suoi arti, non per la vitalità del suo intelletto.
Si troverà nudo, povero e bisognoso. Vorrà fuggire, urlare, ribellarsi, ma non potrà andare da nessuna parte, perché quel Paese è lontano da tutto e l'unico posto in cui potrà fuggire sarà l'ultimo posto che vorrà vedere: se stesso. Allora capirete.
Saprà che, per uscirne, dovrà gettare via la sua inutile corona d'oro e le sue perle preziose, i suoi abiti di seta e gli accessori firmati da qualcuno il cui nome prima o poi sarà dimenticato. Non abbia paura, abbia fede e sia umile! Indossi gli stracci che le daranno, accetti di essere come loro e, abbia fede, regnerà! Sì, lei regnerà per sempre!
Nel caso non l'avesse ancora notato, questo regno non si chiama Disneyland, Neverland, Fantasia... Non è un'invenzione o una ricostruzione di qualcosa che non esiste e non esisterà mai. No, questo regno è un luogo reale, con persone che hanno carne e ossa, cuori, limiti e peccati.
Chieda, possono indicarle la strada: si chiama Lourdes ed è il luogo in cui gli ultimi sono già i primi.
Gerardo Ferrara
Laureata in Storia e Scienze politiche, specializzata in Medio Oriente.
Responsabile del corpo studentesco
Università della Santa Croce a Roma