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Vocazioni: Sogno, servizio e fedeltà

Il messaggio di Francesco per la 58esima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (25 aprile 2011) è intitolato "San Giuseppe: il sogno delle vocazioni". Si tratta di un messaggio diretto e incisivo, caratteristico dello stile del Papa. E si sviluppa attraverso tre parole: sogno, servizio, fedeltà.

Vocazioni che sognano come San Giuseppe

  • La prima parola, sognoLa vita di San Giuseppe, che sapeva come fare suo il grande "sogno" di Dio.La nostra salvezza. Anche se i Vangeli non riportano una sola parola su Giuseppe, con il cuore di suo padrecapace di dare e generare vita nella quotidianità", si è guadagnato lo status di essere patrono delle vocazioni nella Chiesa, che è lo scopo per cui sono lì: "generando e rigenerando la vita ogni giorno"..

L'importanza delle vocazioni

Ecco perché Le vocazioni sono sempre necessarie e, aggiunge il Papa, "Soprattutto oggi, in tempi di fragilità e sofferenza causati anche dalla pandemia.Il 'nuovo', che ha generato incertezza e paura sul futuro e sul significato stesso della vita".

È vero che San Giuseppe ha a che fare con i sogni più profondi di ogni persona. Il sogno di ogni persona, sottolinea Francesco, è l'amore nel cuore: "È l'amore che dà senso alla vita, perché ne rivela il mistero. La vita, infatti, si può avere solo se si dà, si possiede veramente solo se si dà completamente"..

Dio, potremmo dire, è quindi "il primo protagonista" dei sogni di San Giuseppe: "Attraverso i sogni che Dio ha ispirato in lui, ha reso la sua esistenza un dono". Ha dato a San Giuseppe la capacità di donare se stesso, completamenteEra un uomo dei grandi piani di Dio, decisivi per la salvezza dell'umanità. E di farlo attraverso una vita semplice, senza una straordinaria brillantezza umana.

Vale la pena, tra le tante cose che stiamo vedendo, richiamare l'attenzione sulla terminologia di Francesco, che allude al discernimento della volontà di Dio attraverso i sogni, almeno nel caso di San Giuseppe. Perché proprio come abbiamo il significato (esterno) dell'orecchio, c'è in noi una sorta di "orecchio interno".. E non si riferisce qui alla struttura anatomica nella parte inferiore del timpano, ma a una capacità dell'anima: la capacità di ascoltare i segni più ordinari che Dio ci invia.

Nel caso di San Giuseppe, scrive il Papa, "il suo vigile orecchio interno aveva solo un piccolo segnale per riconoscere la sua voce (...).la voce di Dio). E notate che questo vale anche per le chiamate del Signore a noi:

"A Dio non piace rivelarsi in modo spettacolare, forzando la nostra libertà. Ci fa conoscere i suoi piani con delicatezzaNon ci abbaglia con visioni sconvolgenti, ma si avvicina delicatamente alla nostra interiorità, avvicinandosi intimamente a noi e parlandoci attraverso i nostri pensieri e sentimenti. E così, come ha fatto con San Giuseppe, ci pone obiettivi alti e sorprendenti.

Seguire la chiamata alla vocazione

Come nel caso del padre di Gesù, Le chiamate di Dio ci fanno cambiare i nostri piani, ci chiedono il coraggio di seguire la Sua volontà, Ci spingono a uscire, a dare noi stessi, ad andare oltre:

"Non c'è fede senza rischio", conferma Francesco. Solo abbandonandosi con fiducia alla grazia, mettendo da parte i propri progetti e le proprie comodità, si dice veramente 'sì' a Dio.. E ogni 'sì' porta frutto, perché aderisce a un piano più grande, di cui intravediamo solo i dettagli, ma che l'Artista divino conosce e porta avanti, per fare di ogni vita un capolavoro.

Ma l'ascolto o l'accoglienza di Giuseppe non è passiva, bensì attiva: la mette in atto, con coraggio e forza d'animo (Lettera Ap. Patris Corde, 4). "Francesco chiede che aiuti tutti, soprattutto i giovani in fase di discernimento, a realizzare i sogni che Dio ha per loro; che ispiri l'iniziativa coraggiosa di dire 'sì' al Signore, che sorprende sempre e non delude mai".

Che nessuna vocazione vada perduta. E cosa può fare per prevenire tutto questo? Ogni anno, più di 800 vescovi in tutto il mondo chiedono borse di studio per i loro candidati, che hanno bisogno di persone generose che li aiutino a completare la loro formazione ecclesiastica. In questa campagna abbiamo bisogno di 2.400 donatori di 150 euro, affinché altri 20 seminaristi possano studiare il prossimo anno.

Abbiamo una missione, "Che nessuna vocazione vada perduta".. Lei può aiutarci a raggiungere questo obiettivo. 

Vocazioni al servizio sull'esempio di San Giuseppe

  • La seconda parola è servizio. Infatti, il popolo cristiano definisce San Giuseppe uno sposo castissimo, "rivelando così la sua capacità di amare senza tenere nulla per sé". E qui il Papa riprende un passaggio della sua lettera su San Giuseppe, quando dice che il servizio di San Giuseppe e i suoi sacrifici sono stati possibili solo perché sostenuti da un amore più grande: un amore che supera la mera 'logica' (umana) del sacrificio. Questo amore si esprime e si realizza in quello che Francesco chiama "il dono di sé". E lo lascia intendere, quando non c'è questo dono di sé a Dio e agli altri, non è possibile scoprire o rispondere veramente a qualsiasi vocazione. Così dice Francis:

"Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio. Questo tipo di maturità è richiesta anche nel sacerdozio e nella vita consacrata. Quando una vocazione, sia nella vita coniugale, celibataria o verginale, non raggiunge la maturità del dono di sé fermandosi solo alla logica del sacrificio, allora invece di diventare un segno della bellezza e della gioia dell'amore corre il rischio di esprimere infelicità, tristezza e frustrazione". (Patris corde, 7).

Dove si manifesta questo dono di sé? Si vede nei fatti: nella sua "disponibilità ad affrontare nuove situazioni in ogni occasione, senza lamentarsi di ciò che accadeva, pronto a dare una mano per sistemare le cose", San Giuseppe servì come "la mano tesa del Padre celeste a suo Figlio sulla terra".. Ed è proprio È quindi un buon modello per tutte le vocazioni, chiamate ad essere strumenti dell'amore di Dio Padre, "Le mani diligenti del Padre per i suoi figli e figlie".

Così, il Papa si riferisce a San Giuseppe anche come "guardiano delle vocazioni".. Con la sua cura attenta e premurosa, mettendo da parte le proprie ambizioni e nostalgie, ci incoraggia a prenderci cura di ciò che il Signore ci affida attraverso la Chiesa.

"Accompagnate i vostri sacerdoti con l'affetto e l'affetto che vi contraddistinguono. preghiera per le loro vocazioniaffinché siano sempre pastori secondo il cuore di Dio". Papa Francesco

Vocazioni fedeli

  • Se il sogno è un precursore della chiamata di Dio che lo realizza, e il servizio concretizza la nostra risposta a tale chiamata, la terza parola, fedeltà, esprime il "ritmo quotidiano" nel cammino della vocazione.

San Giuseppe è l'uomo giusto che prega e che esercita con tranquillità la sua umile lavoro falegname (cfr. Mt 13:55), con pazienza, nel bel mezzo della vita quotidiana. Egli "sa che l'esistenza si costruisce solo con la continua adesione alle grandi scelte". In questo modo, certamente "non ha ispirato le cronache dell'epoca, ma la vita quotidiana di ogni padre, di ogni lavoratore e di ogni cristiano nel corso dei secoli". Perché la vocazione, come la vita, matura solo attraverso la fedeltà quotidiana". L'esempio di San Giuseppe, custodisca e serva

E questa fedeltà, come abbiamo già visto, è alimentata da ciò che la parola stessa esprime: la fiducia in Dio, che fin dall'inizio gli dice: "non temere". Queste parole servono a presiedere, rafforzare e guidare non solo l'inizio del viaggio, ma l'intero viaggio, trasformandolo in un viaggio di gioia. Vale la pena di leggere questo paragrafo, che si trova alla fine della Il messaggio di Francesco:

"Non temere: queste sono le parole che il Signore rivolge anche a lei, cara sorella, e a lei, caro fratello, quando, anche in mezzo alle incertezze e alle esitazioni, sente di non poter più rimandare il desiderio di dare a Lui la sua vita.
Parole che le ripete quando, ovunque si trovi, forse in mezzo a prove e incomprensioni, lotta ogni giorno per compiere la sua volontà.
Sono le parole che si riscoprono quando, lungo il percorso della chiamata, si ritorna al primo amore. Sono le parole che, come un ritornello, accompagnano coloro che dicono sì a Dio con la loro vita, come San Giuseppe, nella fedeltà quotidiana.

Sig. Ramiro Pellitero Iglesias
Professore di Teologia Pastorale
Facoltà di Teologia
Università di Navarra

 

Pubblicato in "Chiesa e nuova evangelizzazione".

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