"Nella mia famiglia siamo in quattro: mio padre, mia madre, mia sorella minore e io. I miei genitori sono persone con profondi valori cristiani e ci hanno sempre inculcato l'amore per Cristo, la Madonna e la Chiesa. Grazie a Dio e al duro lavoro dei miei genitori, siamo riusciti a vivere con il necessario. Siamo rimasti molto vicini al resto della famiglia (nonni, zii e cugini).
Grazie a una borsa di studio ho potuto studiare presso l'Università Cattolica Redemptoris Mater (UNICA), la laurea in Relazioni Internazionali e Commercio Internazionale e mi sono laureata nel 2019. Un giornale locale mi ha intervistato per i miei buoni risultati accademici.
Credo che la vocazione al ministero sacerdotale sia sempre stata come un piccolo seme che a poco a poco è cresciuto. Da bambina andavo a Messa ogni domenica e il giovedì accompagnavo la mia nonna paterna - che era un ministro straordinario della Comunione - all'Ora Santa con il Santissimo Sacramento.
Poi ho iniziato a fare il chierichetto e me ne sono andato a 17 anni. A 12 anni ho fatto il mio ritiro di evangelizzazione (secondo il metodo del Sistema Integrale di Nuova Evangelizzazione del Celam) e a 13 anni sono entrata nella pastorale giovanile, dove ho potuto maturare la mia vocazione.
Mi sono impegnata molto nella missione della pastorale giovanile nella mia parrocchia, nella mia diocesi e nel mio Paese, senza lasciare gli studi. In questo ministero sono stata in grado di discernere bene e sono arrivata a capire che Dio mi stava chiamando a qualcosa di più.
Il punto di svolta, in cui ritengo che Dio abbia confermato la mia chiamata, è stato nel 2019 durante l'XI Forum Internazionale dei Giovani - organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
I partecipanti a questo incontro hanno avuto l'opportunità di ascoltare il Santo Padre, e nelle sue parole il Papa ci ha chiesto di essere coraggiosi, e senza paura di darci al servizio del Signore. Queste parole sono state l'impulso finale che mi ha spinto a fare il passo definitivo per entrare in seminario.
Mentre mi stavo laureando quell'anno, decisi che avrei lasciato il mio lavoro (lavoravo per una compagnia di assicurazioni da più di un anno) e che avrei lasciato le mie responsabilità con la pastorale giovanile nella Conferenza Episcopale.
Ho parlato con il mio vescovo, che a quel tempo era il presidente del dipartimento dei giovani della CEN, e gli ho presentato le mie dimissioni; gli ho spiegato che mi stavo dimettendo perché mi sentivo chiamato a entrare in seminario e lui le ha accettate di buon grado. L'anno successivo entrai in seminario e il mio vescovo decise di mandarmi a studiare a Pamplona.
È un'esperienza meravigliosa a Bidasoa. Poter condividere con seminaristi di diversi Paesi mi ha riempito di esperienze arricchenti per la mia formazione spirituale, intellettuale e culturale.
La formazione che ci viene offerta in seminario è fenomenale; grazie a questa formazione ho potuto comprendere la grande importanza della direzione spirituale nella vita di un seminarista e di un sacerdote.
Per noi è di grande aiuto avere persone che si impegnano nella sua vocazione e che la aiutano a superare le difficoltà che possono sorgere lungo il cammino. La direzione spirituale, la confessione e la Messa ben vissuta fanno di Bidasoa un luogo dove l'incontro con Gesù Cristo è la cosa più importante.
Naturalmente, oltre a tutto questo, ci sono altri mezzi di formazione come le riunioni, gli eventi sportivi, ecc. A Bidasoa, la libertà dei seminaristi è molto curata e questo aiuta a consolidare la vocazione.
In Nicaragua c'è bisogno di sacerdoti che siano fermamente impegnati nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Pastori che, con coraggio e amore, difendono le pecore dai lupi; pastori che annunciano il messaggio di salvezza di Cristo e che, in verità, si battono per ciò che è giusto di fronte all'ingiustizia.
Seguendo l'esempio datoci dai vescovi, tutta la Chiesa nicaraguense deve mettersi al servizio dei bisogni della gente, sapendo soffrire con la gente e accompagnandola nei momenti importanti e difficili.
La povertà, la disuguaglianza e la mancanza di libertà individuali e collettive sono alcune delle maggiori sfide sociali del Paese.
Vorrei ringraziare i benefattori per il grande sostegno che ci danno. Siate certi che siete sempre nelle nostre preghiere e che tutto ciò che fate sarà messo a frutto per la missione evangelizzatrice della Chiesa.
Bidasoa è come un piccolo tesoro dove possiamo essere formati nella buona e sana dottrina della Chiesa (con questo sto solo ripetendo le parole che il mio vescovo mi ha detto prima di partire per qui. In questi due anni ho potuto confermare queste parole del mio vescovo) Grazie per il vostro impegno in questa causa!